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Immota mutantur

una lente sulla realtà

mostra fotografica di en nico

 

Pescara, Mediamuseum

27/11 – 10/12/2016

In viaggio con le immagini di en nico

La metamorfosi dell’essere nel divenire non si immobilizza nel rattrappito eppur vitale scarafaggio kafkiano, che si dimena con la sua forma, ma cerca, allo stesso tempo, nuove vie di navigazione  nell’interiorità attraverso le immagini di un occhio magico e “spietato”. L’artista sembra avere ben presente, oltre che una consolidata tradizione di grandi fotografi, italiani e del ricco panorama internazionale, l’idea espressa da uno straordinario pittore del nostro Novecento, che solo se uno si guarda dentro vede veramente il mondo. In altre parole sembra che en nico, pseudonimo di Alberto Di Mauro, che il mondo lo ha attraversato in lungo e in largo, non solo come eccellente direttore degli Istituti Italiani di Cultura nelle capitali di numerosi paesi, ma anche come infaticabile viaggiatore solitario, tra spiagge deserte, impervie e proibitive montagne innevate, grandi metropoli, sia riuscito a cogliere in decine di migliaia di scatti, “momenti in movimento” del suo vagabondare, specchio riflesso di una necessità di andare, che non è mai una fuga da qualcosa ma verso qualcosa, un ulisside insomma del nostro tempo che cerca attraverso l’occhio della macchina fotografica i segreti riposti nelle cose e dentro ognuno di noi. La fotografia, dunque, come fotogramma di un film da riavvolgere nella memoria, “una moneta – direbbe Borges – che non è mai la stessa”, o da sviluppare in un altro film che quella memoria inconsapevolmente e gelosamente custodisce.

La mostra che en nico al Mediamuseum ci propone in una cinquantina di scatti accuratamente selezionati, che già nel titolo (Immota Mutantur. Una lente sulla realtà attraverso un viaggio attorno al mondo) anticipa i suoi contenuti, il mutamento nell’immobilità, nella fissità delle cose, all’occhio solo apparenti, come appaiono agli occhi umani le stelle da questo minuscolo pianeta che è la terra, la metamorfosi di un occulto divenire.

Si va da familiari immagini pescaresi  ed aquilane, da un quasi avveniristico ponte o da giganteschi bracci meccanici che sembrano, tra guglie e palazzi imbalsamati, dominare e quasi proteggere il miracoloso rinnovarsi del brulichio della vita di sotto, ad altre immagini, che vengono da molto lontano, ma che sembrano armonizzarsi perfettamente come a rappresentare una comune esigenza di perdersi e di ritrovarsi nella fissità e nella circolarità di un interiore vagabondare. Mancano solo le sottese parole ad accompagnare il viaggio. Per questo, in occasione dell’inaugurazione della mostra, alcuni poeti declameranno componimenti ispirati al rapporto tra “immagini e parole”, metaforica rappresentazione di un dialogo mai interrotto tra le immagini di en nico e le parole che quelle immagini evocano nella mente e nella memoria dei poeti.

DANTE MARIANACCI
Presidente del Centro di Studi Dannunziani